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Vacanze

By adminIn La rubrica del neonatologoPosted Settembre 20, 2018

I genitori chiedono spesso al pediatra se possono viaggiare con il figlio ancora piccolo, e quali siano i luoghi più congeniali per la sua salute; soprattutto nei tempi delle vacanze estive, quando anche loro devono godere delle desiderate ferie, risulta difficile stare a casa…

Il pediatra ascolta le richieste e i suggerimenti dei genitori in proposito mentre dentro di sè elabora delle risposte condiscendenti: bisogna capire che i genitori sono stanchi della routine e che giustamente vogliono evadere per una, due o tre settimane, staccarsi anche fisicamente dai luoghi della quotidianità, avere ritmi più riposanti. Occorre intercettare questi desideri certamente non espressi direttamente, prima viene sempre il figlio, ma ben sottintesi come legittimi.

Allora è meglio andare al mare o in montagna, sono meglio i laghi? E’ meglio fare un viaggio in aereo o un viaggio in macchina a tappe multiple ?

Credo che ognuno di noi abbia delle diverse concezioni di vacanza, e certamente se per qualcuno va bene una vita da spiaggia domestica per altri può essere riposante fare quotidiane passeggiate sotto i boschi di pini; per altre persone senza volo in aereo verso lidi lontani non esiste la vacanza, espressa come riposo-ristoro del corpo e della mente. Con il buonsenso si possono scegliere varie opportunità, tenendo conto di alcuni fattori che possono comportare possibili inconvenienti per i figli.

Per prima cosa quindi il bambino piccolo dovrebbe godere di un programma rispettoso dei suoi ritmi, soprattutto se li ha appena raggiunti (talora faticosamente) dopo le prime settimane di vita; i ritmi dei pasti, del sonno e della veglia, ma non solo; conta anche il poter guardarsi attorno e ricevere stimoli ambientali appropriati. I “bombardamenti sonori” persistenti di alcuni contesti vacanzieri come anche il vortice di immagini non significative per la sua relazione a cui viene sottoposto producono reazioni certamente non salutari; ci può essere in conseguenza un comportamento di disagio, ipereccitabilità, crisi di pianto prolungato oppure al contrario, ma con significato peggiore, una reazione di apatia: il piccolo dorme sempre, ci sembra che stia bene perché non chiede nulla, dorme mentre lo portiamo in pizzeria con il megavideo ad alto volume, dorme mentre lo portiamo al cinema all’aperto, oppure qualche volta anche al luna park… ”sa dottoressa, è così buono che lo posso portare dappertutto”.

Il pediatra sta dalla parte del bambino: vorrebbe dire che il bambino quando è piccolo sta meglio a casa, o in un luogo altrettanto confortevole, dove poter godere per il tempo delle brevi veglie delle immagini consuete con cui far crescere la conoscenza ambientale, che genera sicurezza in una sua progressiva esplorazione.

Il pediatra vorrebbe chiedere ai genitori se hanno la certezza nei luoghi dove andranno di avere le stesse “comodità” che hanno a casa propria; la tranquillità genitoriale o la loro preoccupazione vengono infatti trasmesse al figlio determinando la reazione comportamentale di quest’ultimo.

Il pediatra vorrebbe che ci fosse, senza allarmismi, una sana (moderata) cautela quando si è coinvolti in contatti ravvicinati, quando il piccolo, portato in ambienti ad elevata densità di persone, può contrarre infezioni indesiderate. I neonati sono diventati più rari, attirano l’adulto che talora si avvicina in modo eccessivo e inopportuno.

Certamente la stragrande maggioranza dei bambini gode di buona salute, ma viene sottovalutata la fragilità dei lattanti rispetto ai bambini più grandi, con una maturazione immunologica adeguata. Pensiamo a quanti controlli di salute vengono effettuati nei primi mesi di vita, soprattutto a chi per prematurità o altro ha trascorso un periodo ricoverato in ospedale, e poi ci dimentichiamo per il periodo delle vacanze di tutte le precauzioni adottate?

In conclusione credo che i genitori debbano programmare la loro vacanza come credono sia per loro piacevole e interessante: che viaggino per raggiungere le mete desiderate per lunghi mesi, ma si mettano per un attimo nei panni del loro figlio, ad ascoltare le sue richieste che non sono poi così tante e difficili da immaginare; si prefigurino se il contesto ambientale in cui andranno sia adeguato anche per lui, anche loro dopo queste analisi saranno più sereni.

Dr.ssa Valeria Chiandotto

Tags: Valeria Chiandotto

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