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La ninna nanna

La ninna nanna

By adminIn La rubrica del neonatologoPosted Luglio 16, 2019

Cantare una ninna nanna al proprio bambino che fatica a prendere sonno è una pratica molto antica ed è tuttora presente in culture diversissime per territorio geografico, per linguaggio, tradizioni e storia.

La ninna nanna è un canto popolare che viene dal cuore e presenta delle caratteristiche specifiche: innanzitutto viene cantata quando c’è un contatto corporeo, che trasmette oltre al messaggio uditivo una stimolazione plurisensoriale fatta di calore, di odore, di stimolazione vestibolare che accompagna il dondolio e facilita l’addormentamento.ninna nanna

Anche quando il bambino non è tenuto in braccio c’è una vicinanza che porta oltre al messaggio uditivo anche quello affettivo visivo.
La ninna nanna viene cantata dalla mamma ma anche dalla nonna, dalle zie, dalle sorelle, e secondo una conquista culturale del nostro tempo anche dal padre, dal nonno eccetera.

Chi canta sente inevitabilmente un richiamo al passato, ad un tempo precedente a cui attingere queste poche strofe imparate spesso in forma dialettale, perché appartenenti alla propria regione o paese di nascita. Ascoltate e riascoltate, mandate a memoria assieme al ricordo di quella voce particolare e della persona a cui apparteneva. Brevi cantilene ripetute con tempi lenti, con ritmo regolare, senza cambiamenti, con un’intensità di suono lieve, a predisporre il sonno del bambino.
Ora le ninne nanne si ricordano sempre meno, perchè più frequentemente vengono usati carillon di sola musica o anche registrazioni con canto vocale; si carica lo strumento con una chiavetta, oppure ancora più velocemente si spinge un tasto e si lascia il bambino che ascolta, da solo, una voce che non è della famiglia, non è stanca della giornata trascorsa, non ha preoccupazioni per il giorno dopo, insomma una voce di melensa stereotipia, uguale a comando per tutte le occasioni. E il bambino, che sempre comprende al di là delle parole il contenuto emotivo della ninna-nanna, non vivrà la stessa esperienza.

E se riflettiamo un momento siamo certi che anche a noi adulti piacerebbe di più che assieme al rimbocco delle coperte e ad ultimo bacio della buonanotte qualcuno ci cantasse:

Ninna nanna, ninna oh!

questo bimbo a chi lo do?

Lo darò all’uomo nero

che lo tenga un anno intero.

Lo darò alla befana

che lo tenga una settimana.

Ninna nanna, ninna oh!

questo bimbo a chi lo do?

Lo darò alla sua mamma

che lo metta a far la nanna!

Valeria Chiandotto

luglio 201

Tags: la rubrica del neonatologoValeria Chiandotto

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