Durante la gravidanza il figlio cresce nel liquido amniotico, cullato nel dondolio dato dai movimenti materni, in un ambiente protetto da rumori familiari perché ripetitivi, diventati rassicuranti in quanto non improvvisi o inattesi : ascolta il battito cardiaco della madre, i borborigmi (borbottii) intestinali, dal 3° trimestre percepisce distintamente la sua voce e impara a conoscerne l’intonazione e il ritmo: alla nascita non sbaglierà e risponderà prontamente proprio a quella voce, solo un po’ diversa perché trasmessa attraverso l’aria, ma sicuramente amica.
Attraverso gli studi condotti con le registrazioni ecografiche durante la gestazione è stato evidenziato che il feto reagisce prontamente alla voce materna, con variazioni della frequenza cardiaca, che accelera all’inizio di una frase dopo un periodo di silenzio, ma rallenta quando il “colloquio” persiste, segnale di una raggiunta tranquillità . E’ stato inoltre filmato il comportamento motorio del feto alla voce materna e alla pressione della mano materna sull’addome: nel secondo trimestre aumentano i movimenti di braccia e gambe, e nel terzo trimestre si registrano avvicinamenti ed esplorazioni con le mani della parete interna dell’utero, quasi a voler avvicinarsi per toccarsi reciprocamente.
Il bambino cerca in tutti i modi di far sentire il proprio apprezzamento alle attenzioni materne.
Se la nascita avviene prematuramente questo colloquio privilegiato tra madre e figlio si spezza, e il piccolo viene proiettato in un ambiente caotico: in terapia intensiva i rumori emessi dalle macchine e dagli allarmi sono improvvisi, eccessivi, privi di ritmicità. Allo stesso modo le voci sono innumerevoli, irriconoscibili perché cambiano sempre…, ma soprattutto mancanti di significato affettivo; il bambino è in gran confusione; proviamo a pensare a come ci troveremmo noi in un ambiente estraneo e molto rumoroso, da soli, e senza una possibile interpretazione attraverso il canale visivo, ad occhi chiusi….
Per di più nel neonato contemporaneamente incombono la malattia e la sofferenza: il suo organismo è dominato da una grande fragilità.
Ma…proprio in questo periodo il suo cervello sta crescendo rapidamente, si sta formando con l’impronta sostanziale determinata dall’ambiente.
Il piccolo si aggrappa allora ad un’ancora forte e tenace, ritorna la voce della mamma.
Dagli oblò aperti dell’incubatore, ma soprattutto sul seno della madre, riallaccia un filo sul ricordo di una voce che veniva da un porto sicuro e quieto; riconosce il legame già avviato e si affida completamente.
La voce della madre racconta del suo affetto, delle sue preoccupazioni, delle sue speranze, della sua gioia nei piccoli miglioramenti del figlio.
Gli studi condotti nelle terapie intensive neonatali hanno evidenziato come il nato prematuro rallenti la frequenza cardiaca nell’ascolto della voce materna, dimostrando una migliore stabilità nella respirazione e nella ossigenazione, un atteggiamento di benefico rilassamento.
L’ambiente stressante di cui è circondato si distanzia, ha un minore potere disorganizzante, lo lascia finalmente riposare e recuperare le forze .
Sono elementi importanti nella sua lotta per la sopravvivenza, e giustamente negli ultimi anni è stato dato finalmente rilievo alla componente terapeutica data dall’ascolto e dal contatto con la madre proposto precocemente fin dai primi giorni di vita: è ricomposto un dialogo tra madre e bambino interrotto precocemente, è ripartito un viaggio da proseguire insieme, un racconto di reciproco amore.
Valeria Chiandotto