Cari amici del gruppo CARE,
vi ricordiamo che domani 15 maggio è la giornata internazionale della Kangaroo Mother Care.
La pratica della KMC, avviata circa 40 anni fa nei paesi in via di sviluppo per migliorare la sopravvivenza dei bambini nati di basso peso, è stata via via implementata anche nel mondo maggiormente industrializzato, quando ne è stata gradualmente riconosciuta l’importanza nella cura di tutti i neonati, sani o malati che siano.
La progressiva ricerca per migliorare le cure, e quindi gli esiti, nei neonati pretermine o ricoverati per altre cause ha reso consapevoli noi operatori delle terapie intensive neonatali, delle neonatologie e dei nidi, che la tecnologia non è sufficiente a garantire un adeguato benessere psicofisico dei piccoli. Contemporaneamente, e non dopo, e non meno importante, deve essere garantito il supporto emotivo che solo una relazione genitoriale può garantire.
E’ maturata da molti anni a livello internazionale la consapevolezza che i genitori partecipano a pari merito al progetto terapeutico del loro figlio, progetto in cui il nostro apporto professionale viene premiato al meglio proprio perchè si intreccia con la partecipazione del neonato alla guarigione, attraverso il forte legame affettivo che riceve.
Vi lasciamo due immagini per dirvi che le controindicazioni alla pratica della canguro-terapia sono davvero poche (vedi libretto del GdS “Con Ragione e Sentimento”, ed. 2017), si può e si deve fare il più frequentemente possibile. In letteratura i vantaggi derivati dall’applicazione metodica sono numerosi, sia per il bambino che per i genitori (in allegato troverete una bibliografia di minima). La stabilizzazione del ritmo cardiaco, la diminuzione delle apnee, la migliore organizzazione del sonno, lo stimolo per un buon allattamento, l’attenuazione del dolore procedurale e di altri momenti stressogeni così frequenti durante il ricovero, sono alcuni degli aspetti favorevolmente condizionati dall’applicazione quotidiana del contatto pelle a pelle. Anche il genitore è meno stressato: tenere il figlio sul petto promuove la fiducia nelle proprie capacità di affrontare le difficoltà connesse al ricovero.
Anche noi operatori, nel riconoscere il valore di questo intervento volto a favorire il legame del neonato con il genitore, ne trarremo soddisfazione e sollievo: davanti ai nostri occhi, con il nostro contributo, la famiglia unita lavora insieme a noi.
il Direttivo del GdS CARE della Società Italiana di Neonatologia
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