Continua l’argomento dell’alimentazione del bambino nato pretermine.
Lo svezzamento è definito come l’introduzione di alimenti solidi nella dieta dei bambini (un altro termine usato è alimentazione complementare).
Siamo ormai consapevoli che i neonati pretermine richiedono delle linee guida diverse da quella dei nati a termine, ma al momento c’è poco di scritto.
Questi neonati hanno ricevuto cure di alto livello tecnologico e molto spesso necessitano di una nutrizione individualizzata, cioè diversa da bambino a bambino; sono inoltre, lo abbiamo già ribadito, a rischio di continuare a crescere male, eppure.. non sempre i consigli sullo svezzamento sono così chiari, soprattutto sui tempi, e questo può peggiorare la loro crescita; questi bambini hanno poche risorse per far fronte ad un altro periodo di deficit nutrizionale.
Inoltre, noi professionisti della salute, diamo consigli spesso in conflitto gli uni con gli altri; molti pediatri non hanno molta esperienza, perché non vedono molti bambini prematuri, le mamme di questi bambini sono piene di ansia davanti ai problemi di alimentazione; insomma ci troviamo davanti a una situazione più complessa di quella che affrontano le mamme dei nati a termine.
Quando, come e perchè
L’OMS raccomanda che i nati a termine vengano svezzati all’età di 6 mesi, dopo 6 mesi di allattamento esclusivo al seno.
Perchè viene avviata l’integrazione del latte materno o comunque del latte formulato (nei neonati a termine)?
perchè le riserve di ferro cominciano ad essere scarse
Il latte non riesce più a soddisfare le richieste energetiche del neonato
Nel nato pretermine l’esaurirsi delle riserve di ferro non è certamente la ragione principale per cui lo svezziamo: sapete bene infatti che la supplementazione di ferro viene iniziata precocemente già nella TIN e continuata poi dopo la dimissione, almeno fino allo svezzamento.
Per quanto riguarda l’apporto energetico, possiamo dire che a un certo punto della crescita il neonato alimentato al seno non riesce più a bilanciare l’apporto di volume di latte per aumentare l’apporto calorico (cioè più di un tanto non riesce a mangiare e quindi non riesce ad aumentare le calorie introdotte); questo problema si pone di più per i neonati pretermine alimentati esclusivamente al seno, nei quali le calorie ad un certo punto diventano insufficienti e quindi siamo obbligati ad integrare il latte materno con qualcos’altro, che abbia però una alta densità calorica (quindi tante calorie in poco volume).
Quando si parla di svezzamento dobbiamo parlare però anche di sviluppo della motilità orale: nel primo anno di vita nel nato a termine ci sono molti cambiamenti: il bambino cresce, diventa più grande, ma anche più bravo, impara un sacco di cose, a muovere le mani, ad afferrare, a stare seduto… e tutto questo è dovuto alla regolare maturazione dello sviluppo psicomotorio.
Per riuscire a mangiare bene impieghiamo 2-3 anni e le nostre abilità si rifiniscono man mano con lo sviluppo, ma anche con l’esperienza, con le cose che sperimentiamo ogni giorno.
Il neonato dapprima assume il latte succhiando, con un movimento riflesso ritmico, sincronizzato, di mandibola e lingua (infatti se gli mettiamo in bocca il dito lui lo succhia), poi piano piano inizia ad essere capace di muovere la lingua indipendentemente dal movimento della mandibola e questo è un passo in avanti verso la capacità di gestire i cibi non più del tutto liquidi, ma comunque soffici, teneri, molli. Successivamente i movimenti dei riflessi di suzione (che avvengono indipendentemente dalla nostra volontà) diminuiscono e il bambino comincia a muovere la lingua da un lato all’altro della bocca e inizia a masticare dei cibi più strutturati; non sappiamo bene quanto di questo miglioramento, quanto di questo sviluppo della capacità di masticazione sia preprogrammata e quanto dobbiamo invece imparare, ma sappiamo che i bambini che non hanno la possibilità di sviluppare, con la pratica, questa abilità, sembrano a maggior rischio di future difficoltà con l’alimentazione.
La chiusura delle labbra sul cucchiaio per svuotarlo è stata suggerita come segnale di essere pronti allo svezzamento, ma in realtà un’efficace chiusura delle labbra è presente solo attorno all’ 8° mese nel nato a termine e perciò non è un segno utile per iniziare.
La protrusione o estrusione della lingua è un riflesso presente nei neonati a termine, in risposta al toccare la punta della lingua; diminuisce dopo i 4-6 mesi, aiutando quindi l’accettazione di alimenti non più solo liquidi da parte dei bambini; è un riflesso che scompare lentamente, e qualche tendenza a protrudere la lingua può persistere anche fino a 9 mesi nei nati a termine. I primi cibi solidi sono spesso approcciati dal lattante con un movimento della lingua in dentro e in fuori (cioè il cibo viene risputato fuori e sembra che non gli piaccia, in realtà non sa fare altro, non sa come fare con questa cosa nuova che gli arriva in bocca).
Ma è solo con l’uso che si perfezionano le nostre capacità e quindi impariamo a chiudere le labbra e a non protrudere più la lingua e con il tempo questi movimenti si rifiniscono: tutto questo avviene se io introduco i solidi, non se aspetto; possiamo aspettare un pò ma …in conclusione dobbiamo farci coraggio perchè solo provando impareremo, perchè tutte queste abilità possono maturare solo se io inizio lo svezzamento.
Sviluppo del gusto
Il realtà la parola esatta sarebbe “sapore“ perchè il sapore è la combinazione di gusto e odore dei cibi. I neonati nascono con una preferenza per il sapore dolce e hanno un avversione per altri sapori, (ce lo fanno vedere con l’espressione del volto).
In realtà fino a 4 mesi il neonato si abitua facilmente al gusto amaro (infatti i nostri piccoli si abituano al gusto amaro degli latti idrolisati, che noi non mangeremmo mai da tanto li sentiamo cattivi); dai 4-6 mesi cominciamo ad accettare anche il sapore salato: maturiamo, forse è l’esperienza che ci aiuta.
Come il riflesso di suzione diminuisce i lattanti più grandi esercitano un maggiore controllo su quello che cerchiamo di dargli da mangiare e si fanno capire accettando o rifiutando il cibo.
I lattanti a termine dai 4-5 mesi cercano di comunicarci qualcosa durante i pasti con vocalizzazioni impazienti: riescono a dirci (ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte, cercando di capirli) che hanno fame, che sono a disagio, riescono a dirci la preferenza per certi cibi, a comunicarci che sono sazi e perfino la velocità con la quale vogliono che gli si proponga il cucchiaino.
Non sempre è facile capire il bambino; certe volte lui non riesce a farsi capire, per cui questa è la chiave: chi dà da mangiare deve guardare il bambino e non il piatto e deve evitare di insistere.
Via via che passa il tempo il bambino diventa più autonomo e dopo l’anno riesce a prendere il controllo sull’alimentazione, rifiutando il cibo e dimostrandoci una sua consapevolezza; non dobbiamo confondere questo rifiuto del cibo con la neofobia (rifiuto di un cibo nuovo), cosa che non avviene di rado; ma questo comportamento è più comune ad età più tardive.
Quindi il primo significato del rifiuto del cibo significa non tanto “non mi piace questo cibo”, ma “non mi piace che tu mi forzi a mangiare, non mi piace come tu mi dai da mangiare, ho paura”, “il mangiare è una cosa mia e lo gestisco io, è una delle poche cose (mangiare, dormire, fare la cacca) in cui posso esercitare la mia autonomia”.
Dr.ssa Augusta Janes