Questo articolo è tratto dalla traduzione libera di un articolo apparso ad agosto di quest’anno sulla rivista “Journal of Neonatal Nursing”, dal titolo “Fathers in neonatal units:Improving infant health by supporting the baby-father and mother-father coparenting”, di Duncan Fisher ed un gruppo di studiosi provenienti da diversi paesi europei , dall’Australia e dall’America.
La responsabilità della cura dei bambini è stata quasi universalmente attribuita alle madri. Il coinvolgimento dei padri in questa attività emotivamente gratificante è ampiamente trascurato. Negli ultimi anni tuttavia l’evidenza ha dimostrato che l’inclusione precoce dei padri nella cura dei loro figli non solo migliora l’attaccamento padre-bambino , con beneficio allo sviluppo del bambino, ma ha anche dei positivi influssi sulla salute del padre, della madre e dell’intera famiglia. Nonostante questi benefici i padri esprimono sentimenti di impotenza ed esclusione nella cura dei loro bambini nei reparti di terapia intensiva neonatale (TIN).
Ci sono molte evidenze portate dalla letteratura scientifica sull’argomento.
Per esempio una revisione di 12 studi condotta nel 2016 ha evidenziato i seguenti benefici di salute per il neonato nella pratica del contatto pelle a pelle con il padre:
– incremento della temperatura corporea del bambino, similmente a quanto accade nel contatto con la madre
– miglior livello glicemico ematico
– minor livello di cortisolo salivare, indice di un minore stress
– neonato più tranquillo.
Il contatto pelle a pelle tra padre e figlio genera dei sentimenti particolarmente forti nei padri, di gratitudine, felicità e amore. Dopo il contatto pelle a pelle alcuni padri riferiscono sollievo dall’ansia, orgoglio (es. desiderosi di condividere delle foto con gli amici) aumento di sicurezza nella cura e la sensazione di essere più simile alla madre come curante.
La presenza precoce dei padri può aiutare a ridurre il tempo della separazione con la famiglia del bambino ricoverato alla nascita. Ma, anche in ricerche condotte al di fuori delle terapie intensive neonatali, un aumento dell’attaccamento padre-figlio ha evidenziato un miglioramento dell’interazione madre-figlio, misurata con incremento delle percentuali di allattamento al seno.
La vicinanza aiuta i padri a sentirsi dei veri genitori. La terapia intensiva neonatale (TIN) può offrire delle opportunità addizionali per i padri di essere vicino ai loro figli, in confronto alla nascita a termine, a causa dei maggiori bisogni del bambino ricoverato, bisogni che attraggono entrambe i genitori.
Quando i padri sono più coinvolti nella cura dei loro figli, essi sperimentano dei forti cambiamenti ormonali e neurobiologici rispetto a quando non sono coinvolti. Questi cambiamenti sono, a loro volta, associati con benefici per il bambino a breve e a lungo termine.
– l’ossitocina è associata con la socialità umana, inclusa l’empatia, la collaborazione sociale, la cura dei figli e l’innamoramento. Essa aumenta nei padri come nelle madri attraverso il contatto fisico come quello pelle a pelle, e diminuisce meno velocemente nei padri rispetto alle madri dopo il contatto. Anche il livello di ossitocina del bambino diventa più alto e incrementa il suo orientamento e il comportamento socializzante.
– Il testosterone negli uomini diminuisce quando nasce il figlio. Se il padre è maggiormente coinvolto nelle cure del neonato il testosterone diminuisce ulteriormente. I padri con testosterone più basso sono più affettuosi e sensibili verso i loro figli. Il testosterone inoltre si abbassa di più se il padre è maggiormente dedicato alla interazione con la madre dopo la nascita del bambino. In queste coppie c’è una forte correlazione nei livelli di testosterone tra madre e padre.
– Il cortisolo è comunemente associato allo stress, ma non necessariamente in senso negativo. I padri con alti livelli di cortisolo sono più attenti e pronti a rispondere al pianto del figlio. Questo aumento di cortisolo può aiutare i nuovi genitori a porre attenzione ai segnali del loro figlio. Al contrario, livelli più alti di cortisolo sono associati con una scarsa interazione tra i coniugi. Il contatto pelle a pelle è associato a una caduta di cortisolo nei padri, come nelle madri, con effetti più duraturi nei padri dopo il contatto.
– La prolattina è associata con l’allattamento al seno, ma essa aumenta anche nei nuovi padri. Nell’esperienza di padre si manifesta aumento della prolattina nel sentire il pianto del figlio. Inoltre i livelli di prolattina sono i più alti quando i bambini sono particolarmente bisognosi e vulnerabili.
Le neuroscienze hanno identificato due aree del cervello associate con il caregiving (il prestare accudimento/assistenza) ed entrambe possono attivarsi nei padri similmente alle madri, tanto più quando il padre si occupa del suo bambino:
– La rete cerebrale della empatia emotiva. Questa rete rende possibile una comprensione automatica dello stato mentale del bambino permettendo al genitore di sentire e sperimentare in sé il dolore fisico o lo stress emotivo del bambino.
– La rete cerebrale socio cognitiva. Questa rete è associata con la elaborazione mentale, la empatia cognitiva e la comprensione sociale. Essa permette al genitore di dedurre lo stato mentale del bambino dal suo comportamento, di prevedere i bisogni del bambino e di programmare le attività future di accudimento.
I padri coinvolti attivamente nella cura del figlio dimostrano una maggiore attivazione della rete della empatia emotiva. Una ricerca longitudinale ha evidenziato che l’attività empatica cerebrale in un padre nel primo anno di vita è associata a una miglior regolazione emotiva nel figlio quattro anni dopo. Allo stesso modo, una elevata attività nella rete socio cognitiva è associata con maggiori abilità sociali del figlio quattro anni dopo. Il coinvolgimento attivo dei padri nei reparti di neonatologia scatena questi processi biologici e neurobiologici. Questa nuova scienza ci aiuta a spiegare i sentimenti di amore espressi dai padri quando hanno in braccio il loro figlio.
Nella prossima puntata parleremo delle aspettative della società nei confronti del ruolo paterno, che comunque va modificandosi negli ultimi tempi.
Dr.ssa Valeria Chiandotto